Il caffè delle diaspore

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martedì 22 dicembre 2020

Ruđer Josip Bošković - Ruggero Boscovich

 




Bè.. visto che gli albanesi dicono che Nikola Tesla è albanese, anche i croati possono dire che Boskovic è croato. La storia si tramuta in opinioni .. alle volte, ma... indovinate un po'? E' sepolto in una chiesa ortodossa!!! Penso che da lassù parli chiaramente





Persone poco intelligenti hanno definito Boskovic' eterno simbolo della Croazia, cioè uno stato che nascerà solo 500 anni dopo la sua morte. Davvero dei geni!!!! Anche Italo Calvino è italiano però è nato a Santiago de Las Vegas de La Habana per non parlare di tutti gli italiani nati in Libia . Ungaretti nato al Cairo dovrebbe essere egiziano? E Ugo Foscolo era greco? Si puo' dire che la Serbia ha dato 18 imperatori all'Impero romano? 

Come dice giustamente Urban File La voce della città in data 3 gennaio 2017, lo scopo dei donatori non era quello di rendere omaggio al grande raguseo, ma il tentativo di avvalorare la tesi della croaticità dello scienziato, fenomeno appropriativo ancora molto abusato dai croati con molti personaggi famosi tipo Marco Polo (Marko Polo) Giorgio Orsini (Jurai Matejev Dalmatinac) Francesco Patrizi (Frane Petric') Giovanni Francesco Biondi (Franjo Biundovic') etc... 

Chi ha avvisato l’ANSA il 13/02/2017 dicendo che Boskovic era croato ha detto il falso . Impossessarsi delle culture precedenti perchè hai conquistato quel territorio non ha nessun senso, altrimenti anche tutta la cultura degli Illiri diventerebbe croata. L’unica cosa corretta da dire è quella scritta sulla statua. Nato a Ragusa attuale Croazia . A Dubrovnik al massimo son croati dopo il 1920 e nemmeno, non certo dagli Illiri. A Dubrovnik nascono i croati da quando è Croazia, non prima. Non si puo’ cambiare nazionalità a tutti quelli nati 200 anni prima. Che ignoranza certa gente!!!



Il dalmata italo serbo RUĐER BOŠKOVIĆ,




I Boskovics erano una nobile famiglia serba la cui origine era dell'Erzegovina orientale - Orahov Do vicino a Trebinje. Da questa zona, alla fine del XVIII secolo, Nikola Bošković si trasferì a Dubrovnik per commerciare. Durante il commercio, Nikola Bošković era anche interessato alla storia dei serbi, così è stata scritta la sua opera Relazione dei Monasaterij della Provincia di Rassia.

Ci sono due personalità importanti nella famiglia Boskovic: Bozo Boskovic e Rudjer Boskovic. Božo Bošković era un rispettabile e ricco commerciante. Ha lasciato 10.000 fiorini al comune di Dubrovnik per l'istruzione dei bambini abbandonati "indipendentemente dalla religione".

Nella famiglia spicca Ruđer Bošković, matematico, fisico, astronomo, diplomatico e poeta di fama mondiale.

Quando i Bošković ottennero davvero la nobiltà, non è stato determinato esattamente, molto probabilmente l'hanno ottenuta come Pokrajčić nel 1595, e anche prima, e che su questa base la famiglia Bošković ha ricevuto la nobiltà e lo stemma il 15 aprile 1718. Non è noto a quale Boskovic si riferiscano queste informazioni e se si riferiscano a questa famiglia Boskovic.

Un ramo della famiglia Boskovic, si diresse a nord, attraverso Valjevo fino a Srem, dove spicca Jovan Boskovic filologo, professore, redattore di Matica Srpska e ministro dell'Istruzione nel governo di Jovan Avakumović.




 Nel palmares dei «croati» finisce un buon numero di dalmati, in particolare di ragusei. Ragusa è una delle città più di confine: comune italiano vissuto in concorrenza con Venezia (che la occupa fra XIII e XIV secolo, plasmandone le istituzioni), Ragusa è considerata la “Quinta repubblica marinara”. Tuttavia è oggettivamente una città dalle molte identità, in cui convive l’elemento italiano (peraltro, un italiano non veneziano, proprio per la rivalità con la Serenissima) della classe dirigente con quelli slavi (croato, serbo, bosniacco, montenegrino) e balcanico in genere (morlacco, valacco, greco, armeno e albanese). Alla fine del 1500 e poi nel secolo successivo Ragusa subisce due devastanti terremoti. La città non si riprese mai più da questi due colpi e lentamente l’elemento italiano venne soverchiato da quello slavo, nonostante la perfetta convivenza dei due. Quando Napoleone pone fine alla vita millenaria della repubblica marinara, fra 1804 e 1806, a Ragusa l’italiano è ancora la lingua ufficiale, anche se gran parte della popolazione parla comunemente le lingue slave.

le bugie hanno le gambe corte





Figli di questa città di confine, moltissimi ragusei possono essere considerati tanto italiani quanto slavi. E fra questi il più celebre è senz’altro l’astronomo e matematico Ruggero Boscovich (1711-1787) nato a Ragusa da madre italiana e padre bosniaco, a 14 anni si trasferì in Italia. Boscovich, che fu un prete cattolico, è uno dei più grandi intellettuali del suo tempo: matematico, astronomo, uomo di fede e di scienza. Era senz’altro bilingue (parlava anche in serbocroato, ma in famiglia prediligeva l’italiano), scrisse la gran parte delle sue opere scientifiche in latino – lingua della scienza d’allora – ma anche in italiano e in francese. Nella sua corrispondenza con Voltaire, il filosofo gli scriveva in italiano. Fece parte dell’Accademia dei Quaranta, altrimenti detta Società Italiana. E’ interessante che anche i serbi considerano Boscovich come un “loro” scienziato, poiché suo padre era di origine serba. Boscovich preferiva definirsi “dalmata”, rivendicando dunque un’origine regionale più che nazionale (un atteggiamento dunque molto… italiano!). Va altresì notato che dei suoi cinque fratelli, due – Anna e Pietro – furono buoni poeti slavi, mentre un altro – Bartolomeo – fu studioso e poeta, ma di lingua italiana.


Boscovich, Ruggero Giuseppe

Che fine ha fatto la statua di Ruđer Bošković? (si consiglia di leggere i commenti a fondo pagina)





Ultimamente si è materializzata anche la statua

Finalmente inaugurata la statua di Ruđer Bošković (si consiglia di leggere i commenti a fondo pagina)

Srbin katolik, čemu?














A seguire i motivi per cui oggi Boskovic' non vorrebbe essere certo considerato croato




















Tanto per capire cos'è l'odierna Croazia 

Le violenze in Croazia sono documentate da moltissimi rapporti mai smentiti che risalgono a metà 2018, a cominciare da quello di Amnesty International. La Croazia è una “democrazia fragile” (ha problemi interni con la propria polizia, esce da una guerra sanguinosa con numerosi criminali di guerra, impuniti), ha al suo interno un diffuso razzismo, ma ha anche probabilmente ricevuto indicazioni sul “lavoro sporco” da fare e, attraverso delle bande consistenti, lo sta facendo. Gianfranco Schiavone. 19.12.2020  Il disastro della rotta balcanica 

Uno dei motivi che spingerà all’insurrezione serba contro il secessionismo di Zagabria degli anni ’90 sarà anche la fine di questa politica nazionale sul territorio croato. La costituzione croata d’epoca jugoslava, infatti, definiva fin dal primo articolo che “la Repubblica Socialista di Croazia è lo stato nazionale del popolo croato, lo stato dei serbi di Croazia e lo stato delle nazionalità che in essa vivono.” Dal ’91 in poi, questa disposizione verrà eliminata, relegando i serbi di Croazia allo status di minoranza e non più di popolo costituente. East journal 15/10/2015











La cosa gravissima è che i croati negli anni '90 hanno distrutto molti libri tramandandoci solo una parte della storia 





Tanto impegno, tanto denaro, ma a scrivere "croato" non ci sono riusciti nemmeno con tutto l'oro del mondo. Però viene detto a tutti i giornali che Boscovich è croato et voilà, il gioco è fatto. C'erano già riusciti a Troia con un certo cavallo










































sabato 5 settembre 2020

BEOGRADSKI SINDIKAT - SVIĆE ZORA






BEOGRADSKI SINDIKAT - SVIĆE ZORA


Da libro di Danilo Crepaldi: Figli della Jugoslavia

Come fai a non perderti in amore ?






Il 12 Febbraio 2003 è una data che, da un punto di vista storico, non sembrerebbe avere grande rilievo; eppure nei Balcani è una data che in pochi non ricordano. Quel Mercoledì si giocava a Podgorica, attuale capitale del Montenegro, la partita valevole per le qualificazioni ai campionati europei di calcio di Portogallo 2004 fra le rappresentative nazionali di Azerbaijan e Jugoslavia. Jugoslavia che aveva cessato di esistere da più un decennio ma che ancora, almeno nominalmente ed a livello calcistico e sportivo, continuava ad esistere; ancora in Europa si continuava a parlare di calcio jugoslavo e la Repubblica Federale di Jugoslavia formata solo più da Serbia e Montenegro sembrava poter dare, almeno a livello sportivo, una continuità a quella che fu la Repubblica Confederata Socialista di Jugoslavia quella del "Bratstvo i Jedinstvo" che di unità e fratellanza fra gli slavi del Sud non aveva più nulla. Nessuno sapeva ancora che quel giorno sarebbe stato l'ultimo in cui uno speaker all'interno di uno stadio avrebbe scandito il nome "Jugoslavia" ; nome che qualcuno cominciava ad associare ad un sentimento di nostalgia che pochi anni dopo si vedrà assegnare un termine nuovo e tutto suo, "jugonostalgija". Termine cognato proprio per dare una nomenclatura precisa a tale sentimento di nostalgia per il passato comune jugoslavo. L'ulteriore divisione che avrebbe diviso ancor di più i territori dell'ex stato slavo, fra la Serbia dal Montenegro era ancora lontana tre anni, ma il nome Jugoslavia si congedò dall'Europa, dalla storia, dalla politica, dallo sport e soprattutto dal calcio proprio in quella tiepida sera di fine inverno. L'ultima partita dei “plavi” fu una partita triste, un anonimo pareggio contro l'Azerbaigian, nazionale giovane nata dallo sgretolamento dell'Unione Sovietica, non certo una squadra che sedeva nell'Olimpo delle grandi del calcio. La Jugoslavia, o quel che ne rimaneva, riuscì a portarsi in vantaggio per 2-0 grazie alla rete di Mijatovic su calcio di rigore ed ad un gol fantasma di Lazovic che scatenò le proteste degli azeri, salvo poi venire rimontata dalle reti di tal Gurbanov. Quel giorno a differenza del 4 Maggio 1980, giorno della morte di Tito, nessuno pianse, in fondo la Jugoslavia era già morta da un pezzo e non aveva senso piangere in eterno un defunto; ma si dice anche che una persona non se ne va mai veramente fino a quando un pezzetto di lei vaga sulla terra. Quello fu il giorno in cui l'ultimo pezzetto di Jugoslavia si congedò dal presente per consegnarsi alla storia e lo fece in uno degli ambiti che contribuì in maniera notevole alla sua nascita ma anche alla sua morte: il calcio. Dalla morte della Jugoslavia sono passati ormai più di due decenni ma gli slavi del Sud sono sempre li, nei Balcani in quel lembo di terra che parte dalle Alpi slovene e va finire giù fino alla cirenaica ai confini con la Grecia, in quella terra che a Ovest è delimitata dall' Adriatico e ad Est dai Balcani. I popoli slavi sono sempre li, uguali e profondamente diversi fra di loro, li pronti a guardarsi in cagnesco ma tutti ugualmente capaci di riconoscere un passato unitario che li vide grandi ed uniti. Fratelli che non sono fratelli ma forse solo fratellastri; amici che non sono amici ma semplicemente la faccia della stessa medaglia che oggi a distanza dei tragici fatti di fine anni '80 ed anni '90 hanno cominciato, seppur a piccoli passi, un riavvicinamento che, ancora una volta, passa inesorabilmente per il calcio, addirittura prima che dalla politica, visto che da tempo circola insistentemente la voce di una riedizione del campionato jugoslavo di calcio. Il termine Jugoslavia intanto è stato sostituito dal termine Jugo-sfera parola questa che sembra avere il potere straordinario di riavvicinare i popoli dei Balcani. Tanto si è scritto, fino ad oggi, sul calcio jugoslavo e tanto si è scritto sulle guerre che hanno messo fine alla Jugoslavia stessa; poco di contro si è scritto sui quasi trent' anni successivi alla disgregazione dello stato degli slavi del Sud. Che ne è stato del calcio slavo? Cosa è rimasto dello stato degli slavi del Sud?. Questo libro cercherà nel suo piccolo di rispondere a queste domande. Nel suo piccolo perché capire fino in fondo la mentalità balcanica è difficile per un ex jugoslavo figuriamoci per uno come me che un po’ slavo lo è solo nel cuore.


Tratto da "I figli della Jugoslavia" di Danilo Crepaldi, edito da StreetLib

I libri di Danilo Crepaldi

Boban Rajovic - Jugoslavijo

mercoledì 5 agosto 2020

OPINIONI A CONFRONTO





In tanti anni di amore per i Balcani ne abbiamo viste di cotte e di crude, ma mai pensavamo di trovare in un libro di storia che racconta la II° Guerra mondiale la foto di Mladic e Karadzic che sono stati condannati dal Tribunale dell'Aja dopo il 2015 per i fatti accaduti dopo il 1990. Oltretutto non c'è un briciolo di spiegazione.
Capite poi perchè i bambini serbi a scuola fanno tanta fatica se non è nemmeno chiara la storia che dovrebbe essere insegnata?




Anche la Jugoslavia non è spiegata bene. Prima si parla di regime comunista quando c'era una repubblica socialista, poi si da gratuitamente addosso ai serbi quando Tito era croato e se c'era un gruppo che si sarebbe dovuto lamentare erano proprio i serbi. La reazione NATO fu attuata in violazione al diritto internazionale e provocò migliaia di vittime, in gran parte donne e bambini


Srebrenica, per l'ONU non fu genocidio

BELGRADO O BUDAPEST ?

When Did Belgrade Get a Metro?!

Serbia o Bosnia?

Assolto Donatello Poggi

Attacco NATO alla Jugoslavia


Per approfondire il tema consigliamo: Il dossier nascosto del "genocidio" di Srebrenica e rimaniamo in attesa di chiarimenti da parte della casa editrice del testo scolastico.




Questo post si trova anche qui

martedì 21 luglio 2020

GIACOMO SCOTTI






Semplicemente meraviglioso

I libri di Giacomo Scotti

Giacomo Scotti in wikipedia

Montenegro amaro

Minacce a Giacomo Scotti

TAMO DALEKO - LAGGIU' LONTANO


C'è un libro, che purtroppo non è in commercio, che parla degli italiani andati a lavorare in Serbia alla fine del XIX secolo per costruire la ferrovia


lunedì 20 luglio 2020

La storia della Jugoslavia





Gran bell'incontro di Marco Abram e Alfredo Sasso promosso da Istoreco.
Al min - 1.47.37 il ruolo di Stati Uniti, Germania e Vaticano


Se si va ancora indietro, nella seconda guerra mondiale, con la NDH, nazisti e croati ustascia, campi di concentramento in cui le vittime erano principalmente serbe, si capisce come mai i serbi cercano di non farsi massacrare di nuovo

La guerra in Bosnia è cominciata a Sarajevo in un matrimonio serbo con l'uccisione dello sposo. La costituzione prevedeva lo scioglimento della federazione solo in maniera consensuale, mentre c'erano interessi enormi anche da paesi lontani per i vari nazionalismi

Omicidio di Nikola Gardović

Celo e Caco


Rileggere i Balcani, una lunga storia europea

Un parere molto chiaro

sabato 13 giugno 2020

LA CADUTA 1953 - 1989





Martedì 16 giugno, alle ore 19.00, nel programma "Finestre sulla storia" di Radio Cooperativa, Bruno Maran presenterà il libro di Donatella Sasso: "La caduta 1953 - 1989"
Sia Bruno Maran che Donatella Sasso rappresentano il simbolo del dialogo. Abbiamo sempre conversato con loro con piacere anche avendo punti di vista diversi.
Complimenti davvero !