Il caffè delle diaspore

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venerdì 18 novembre 2016

SARAJEVO - ALEPPO . Seconda parte


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Il secondo intervento è stato di Monica Cerutti, assessore alla Regione Piemonte, che ha spiegato molto bene la struttura di assistenza messa in campo in Italia con la parola per lo più alle prefetture.
Si cerca di demandare più ai sindaci, benchè non siano da sottovalutare le esigenze di sindaci di piccoli comuni che fanno giustamente notare che se non hanno nemmeno un ragioniere, non possono seguire un grande piano di accoglienza e integrazione. Di certo c'è una campagna dei media davvero spropositata, mentre i numeri dei profughi sono nettamente inferiori a quelli arrivati negli anni '90 dai Balcani. Naturalmente c'è il problema degli "irregolari", poichè noi distinguiamo tra profughi e migranti economici, che in teoria sarebbero da rimpatriare. Anche questo è un tema infinito e va comunque assicurata una accoglienza "umanitaria". Di sicuro, a noi tre amiche dalla prima fila, questo termine "umanitario" ci ricorda la guerra NATO e non ci fa poi un gran bell'effetto!!!



Qui ha preso la parola Chiara P. del pubblico, raccontando la sua esperienza a Sarajevo ai tempi della guerra e di come è la realtà e di come ce la fanno vedere i giornali e le TV. Ad oggi, ha detto Chiara, in Siria, sono morti più bambini che nelle guerre nei Balcani. Tutti d'accordo poi nel dire che quelle nei Balcani non sono state assolutamente guerre etniche.



Christian Costamagna , in soli 20 minuti, pressato dall'impietoso moderatore, ha raccontato tutte le guerre balcaniche dalle origini fino alla presunta "fine", facendo il parallelo con la situazione siriana.
In pratica, non in poche parole, ma molto dettagliatamente, ha spiegato come si è passati dal socialismo al nazionalismo (brrrrrrr..)
Si è aperta una discussione sull'integralismo islamico, per questo ping pong eterno di Balkan crew e East journal, tra chi dice che è una deriva pericolosa e chi no.
Il dopo guerra balcanico vede Italia e Germania spartirsi la torta del business.



La parola è poi passata a Enrico Da Vià che è una favola di Torino che conosco da più di 10 anni per la fama di brava persona che lo precede. Il suo intervento è stato supportato da un documento sulla cooperazione che ha discusso con un'altra favola: Alba Aceto (anche bellissima signorina!!)


Toccante è stata la relazione di Simona Sordo , che ha messo in luce le incongruenze del nostro sistema di accoglienza. In particolare mi ha toccato l'idea che quando aiutavamo i Balcani era un aiuto "la".. quindi il nostro orticello non veniva toccato, mentre ora è "qua" e abbiamo paura che ci tolgano qualcosa

All'incontro è stata presente anche la città di Torino con il suo progetto di turismo responsabile a Breza e Kragujevac

Torino per il turismo responsabile

E' stato un gran bell'incontro e ringraziamo tutti!!


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