NOVI SAD- Oggi, si parla molto della tragedia del ponte Morandi a Genova,
cosa è successo, cosa è stato o non è stato fatto, le colpe, le non colpe, i
drammi, le lacrime e le storie di chi è sopravvissuto, ma io oggi voglio raccontare
la storia di un altro ponte: il ponte "Maresciallo Tito" , oggi ponte
Duga (arcobaleno) a Novi Sad la nel cuore della Vojvodina, in quella terra
serba straziata dalla guerra del Kosovo, dai bombardamenti NATO e da dieci anni
di sanzioni assurde. Se dal centro di Novi Sad si scende da Bulevar Mihaila
Pupina una delle vie centrali del capoluogo della Vojvodina irta di negozi,
supermercati e passanti spesso frettolosi ben presto ci si imbatte nel Danubio,
quello stesso Danubio che attraversa mezza Europa, il quale, in queste zone,
per troppo tempo si è macchiato del sangue rosso di innocenti. È un fiume
placido di una bellezza austera che da sempre fa da cornice a Novi Sad,
"Giardino Nuovo" la città più bella del mondo dicono i suoi abitanti,
sicuramente la più cosmopolita della Serbia grazie alle sue università che ne
fanno anche una città crocevia di culture diverse ma che qui convivono. La sul
bel Danubio blu, si trova il ponte, un tempo dedicato al Maresciallo Tito, un
ponte austero che collega le due sponde della città proseguendo poi in quella
che, ai tempi della Repubblica Federata di Jugoslavia, era Ulica (via) Marsal
Tito. Il ponte, i cui pilastri spuntano dalle acque del fiume quasi come
obelischi egiziani nel deserto, fu costruito all'epoca della Jugoslavia
socialista per volere di Tito ed a lui fu dedicato. Una costruzione su cui si
discusse a lungo... il ponte era mal costruito, si diceva, e sarebbe presto
crollato! Ma mentre queste maldicenze venivano sussurrate a mezza voce per non
irritare il governo ed i suoi funzionari, il ponte era sempre lì a reggere il
traffico cittadino e a regalare vita, commercio e sogni insieme al Danubio che
scorreva sotto di lui. Venne la guerra, la prima guerra dei Balcani, quella del
disfacimento di quel paese che si chiamava Jugoslavia e che con il suo
socialismo strano e diverso rappresentava il diverso nell'est Europa e la terza
via verso un mondo migliore nel resto del mondo. Un paese che tanto aveva dato
in termini di storia e cultura e che poco aveva ricevuto dal resto mondo. E
venne la guerra, dicevamo, ma il ponte era sempre lì, simbolo di ció che era
stata la Jugoslavia! Ma si sa ed è noto che al governo Milosevic, tutto quello
che riguardava il vecchio, il passato non piaceva e poi un ponte dedicato al
croato Jozef Broz in Serbia, nella nuova Serbia indipendente, era un pugno
nell'occhio e allora fu ribattezzato, non senza polemiche, ponte
"Duga", ponte "Arcobaleno" . Ma i Balcani, sono zone calde
che producono molta più storia di quella che riescono a digerire, così come
soleva dire Winston Churchill, e quindi un semplice ponte, come quello di cui
parliamo, sembra avere un anima e non una ma mille e più storie diverse... e
così venne un altra guerra, quella del Kosovo, la seconda guerra dei Balcani,
ed il ponte era sempre lì anche sotto i bombardamenti NATO non voleva saperne
di venire giù! Sembrava il simbolo dell'orgoglio di un popolo che pagava colpe
non sue! Le bombe cadevano su Novi Sad, sul Danubio agitando le sue acque, facendo
ruggire al fiume la sua rabbia e il suo disappunto, ma il ponte era sempre lì
indistruttibile come l'orgoglio serbo, simbolo di un paese martoriato ma vivo!
Ci misero due settimane le bombe "intelligenti" della NATO a buttarlo
giù ma non riuscirono a distruggere la sua anima, (quella era impossibile da
distruggere) anzi non lo abbatterono fu il ponte a sacrificarsi, perchè lì,
vicino a lui, vivevano famiglie che ogni volta che cadevano le bombe
"intelligenti" temevano per la loro vita e per le loro case, le grida
dei bambini impauriti erano strazianti e il ponte le sentì, le avvertì chiare
così come avvertì le preghiere di chi gli chiedeva di sacrificarsi per loro, e
decise di farlo, si sacrificó per la sua gente e si fece buttare giù! Dopo la
guerra il ponte venne ricostruito ed oggi è ancora lì sulle acque placide ed
azzurre del Danubio a regolare il flusso di traffico della città. È ancora lì
in silenzio a ricordarci ció che è stato ma se all'alba o al tramonto guardi le
ombre del ponte sul fiume ti sembra di scorgerne un sorriso... e il sorriso
della speranza che non ha mai abbandonato il ponte, il Danubio, Novi Sad, La
Vojvodina, la Serbia e la Jugoslavia intera.
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