La cosa sconvolgente è che la NATO è candidata al Premio Nobel per la pace
24 marzo 1999 -Alle 19,45 ora locale, la Nato annuncia l’inizio dei bombardamenti su tutto il territorio della Federazione jugoslava: Serbia, Montenegro, Voivodjna, Kosovo. Il Consiglio di Sicurezza non è interpellato prima del via agli attacchi e non ha avallato l’uso delle armi contro la Jugoslavia. Secondo il diritto internazionale, un attacco contro uno Stato sovrano senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza è da considerarsi un’aggressione, ma alle 20,04 cadono le prime bombe.
Nessuno dei Paesi della Nato ha dichiarato guerra alla Jugoslavia né questa lo ha fatto contro gli Stati dell’Alleanza Atlantica. Impiegati oltre 400 aerei, in arrivo tre portaerei e altre 25 unità navali. Scopo del primo attacco è neutralizzare le difese aeree, i sistemi radar, le postazioni contraeree e le centrali di comunicazioni, aprendo la strada ai cacciabombardieri. Colpite Priština, Belgrado, Novi Sad. A poca distanza di tempo colpiti l’aeroporto di Priština-Slatina, quello di Belgrado-Surčin e quello di Podgorica-Golubovci. Nella prima ondata della Determinated Force anche due superbombardieri B-2, mai usati prima in combattimento.
Dall’aspetto di neri boomerang, sono praticamente invisibili ai radar, valgono oltre 2 miliardi di dollari l’uno. I B-2 sganciano bombe da 900 chili a guida satellitare, capaci di devastare strutture robustissime, come i posti di comando sotterranei. I cacciabombardieri decollano dalle basi in Italia; le navi nell’Adriatico e i B-52 lanciano missili Tomahawk. Bruno Maran, Dalla Jugoslavia alle repubbliche indipendenti
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