Sinceramente mi chiedo, ogni luglio di ogni anno (però poi vengo presa da
sconforto e cerco di rimuovere e rimando..) come è possibile che si è arrivati
a paragonare la tragedia di Srebrenica, per la quale sono la prima sinceramente
dispiaciuta e ho anche un caro amico che ha perso il fratello in quel massacro,
con l’Olocausto ad esempio, e soprattutto perché si è incominciato ad
utilizzare il termine genocidio con così tanta leggerezza?
Il termine genocidio significa una sistematica distruzione di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa. Basta andare a vedere i numeri della popolazione bosgnacca mussulmana, serba ortodossa e croata cattolica prima e dopo il conflitto degli anni 90 per capire che gli equilibri sono rimasti quasi invariati.
Secondo il censimento del 1991, la Bosnia ed Erzegovina era per il 44% etnicamente musulmana (all'epoca dichiarati musulmani, successivamente per indicare i cittadini bosniaci di religione islamica è stato coniato nel 1994 il termine bošnjak, bosgnacco), per il 31% serba e per il restante 17% croata (la maggior parte dei quali stanziati in Erzegovina), con il 6% delle persone che si dichiaravano jugoslave.
Secondo i dati del CIA, relativi al 2006, la Bosnia ed Erzegovina è etnicamente formata: al 48% da bosgnacchi (per la maggior parte musulmani), al 37,1% da serbi (per la maggior parte cristiani ortodossi), al 14,3% da croati (per la maggior parte cristiani cattolici) e allo 0,6% da altre etnie.
I paramilitari serbi erano per lo più volontari provenienti da diverse parti dove vivevano i serbi in ex Jugoslavia ed erano la maggioranza (prima di tutto i serbi di Krajina, odierna Croazia) ed ad un certo punto si sono trovati a perdere tutti i diritti ed erano sostenuti dal Partito Radicale Serbo (ispirato ai cetnici, monarchici serbi, una minoranza, che durante la II guerra mondiale combattevano soprattutto contro altri serbi, che da subito si schierarono con gli alleati Inghilterra, Francia e Russia e diventarono partigiani, la maggioranza dei serbi).
I paramilitari croati venivano dalla Croazia ed erano sostenuti da partiti politici nazionalisti in questi paesi, come il Partito Croato dei Diritti (che si rifaceva agli ustascia di Ante Pavelić, formazione nazifascista croata che durante il secondo conflitto mondiale “gestiva” i campi di concentramento come “Jasenovac” dove le principali vittime furono i serbi e i rom).
I bosniaci, a parte gli orrori commessi dall’ esercito paramilitare di Naser Oric, anche nei dintorni della stessa Srebrenica dove prima uccisero migliaia di serbi, hanno ricevuto il sostegno di diverse migliaia di guardie rivoluzionarie khomeiniste e talebane e combattenti dell'organizzazione libanese Hezbollah].
Spero vivamente che questa ormai ventennale operazione di propaganda contro la Serbia cessi presto, permettendo agli studiosi di pervenire a un’analisi più estesa dei fatti di Srebrenica e della dissoluzione della Jugoslavia e offrendo, nel con-tempo, opportunità caratterizzate da minor tensione, in ordine al cammino dei paesi balcanici nella più grande famiglia dell’Unione Europea.
Il termine genocidio significa una sistematica distruzione di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa. Basta andare a vedere i numeri della popolazione bosgnacca mussulmana, serba ortodossa e croata cattolica prima e dopo il conflitto degli anni 90 per capire che gli equilibri sono rimasti quasi invariati.
Secondo il censimento del 1991, la Bosnia ed Erzegovina era per il 44% etnicamente musulmana (all'epoca dichiarati musulmani, successivamente per indicare i cittadini bosniaci di religione islamica è stato coniato nel 1994 il termine bošnjak, bosgnacco), per il 31% serba e per il restante 17% croata (la maggior parte dei quali stanziati in Erzegovina), con il 6% delle persone che si dichiaravano jugoslave.
Secondo i dati del CIA, relativi al 2006, la Bosnia ed Erzegovina è etnicamente formata: al 48% da bosgnacchi (per la maggior parte musulmani), al 37,1% da serbi (per la maggior parte cristiani ortodossi), al 14,3% da croati (per la maggior parte cristiani cattolici) e allo 0,6% da altre etnie.
I paramilitari serbi erano per lo più volontari provenienti da diverse parti dove vivevano i serbi in ex Jugoslavia ed erano la maggioranza (prima di tutto i serbi di Krajina, odierna Croazia) ed ad un certo punto si sono trovati a perdere tutti i diritti ed erano sostenuti dal Partito Radicale Serbo (ispirato ai cetnici, monarchici serbi, una minoranza, che durante la II guerra mondiale combattevano soprattutto contro altri serbi, che da subito si schierarono con gli alleati Inghilterra, Francia e Russia e diventarono partigiani, la maggioranza dei serbi).
I paramilitari croati venivano dalla Croazia ed erano sostenuti da partiti politici nazionalisti in questi paesi, come il Partito Croato dei Diritti (che si rifaceva agli ustascia di Ante Pavelić, formazione nazifascista croata che durante il secondo conflitto mondiale “gestiva” i campi di concentramento come “Jasenovac” dove le principali vittime furono i serbi e i rom).
I bosniaci, a parte gli orrori commessi dall’ esercito paramilitare di Naser Oric, anche nei dintorni della stessa Srebrenica dove prima uccisero migliaia di serbi, hanno ricevuto il sostegno di diverse migliaia di guardie rivoluzionarie khomeiniste e talebane e combattenti dell'organizzazione libanese Hezbollah].
Spero vivamente che questa ormai ventennale operazione di propaganda contro la Serbia cessi presto, permettendo agli studiosi di pervenire a un’analisi più estesa dei fatti di Srebrenica e della dissoluzione della Jugoslavia e offrendo, nel con-tempo, opportunità caratterizzate da minor tensione, in ordine al cammino dei paesi balcanici nella più grande famiglia dell’Unione Europea.
Premio Nobel per la letteratura a Peter Handke
5 luglio 1992
Per l'ONU non fu genocidio
Il parere di CIVG
Libri su Srebrenica
Assolto Donatello Poggi
Il parere di CNJ
Concorso “Giuseppe Torre” - Seconda edizione
La biblioteca di Pandora: "Srebrenica, come sono andate veramente le cose"
Mirsad Tokaca è il direttore del centro di ricerca e documentazione di Sarajevo e dice: "..è importante che la società bosniaca si liberi dal mito della propria tragedia. La Bosnia è vittima di un mito e di narrazioni mitiche. Se continuiamo a perpetuare il mito sulla nostra società, a giocare coi numeri delle vittime e a diffondere bugie, finiremo per riprodurre le dinamiche che sono sfociate nella guerra contro la Bosnia Erzegovina e contro la sua struttura sociale e culturale" . Tratto da "L'Atlante dei crimini di guerra" pubblicato da Osservatorio Balcani e Caucaso il 3/06/2019
E' una storia troppo recente per sapere le verità si dovrà aspettare tanti anni!
RispondiEliminasi,vero, ma pian piano emerge la verità
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