Novak Djokovic è uno dei tennisti più forti di ogni epoca, attuale numero uno al mondo, vincitore, a 33 anni, di 17 titoli del Grande Slam.
Ma, prima che un campione immenso, è anche il bambino che a 4 anni stava in fila per il pane e il latte nella sua Serbia sotto embargo.
È il ragazzino che a 12 anni festeggiava il suo compleanno mentre dal cielo cadevano le bombe.
È l’uomo che, nel 2014, si è unito all’esercito come volontario per portare cibo e coperte agli automobilisti rimasti bloccati sotto la neve durante la peggior ondata di maltempo della storia recente del suo Paese.
È uno che ha vissuto sulla propria pelle la sofferenza di una guerra e non lo ha mai dimenticato.
Oggi Nole parla correntemente italiano e ama in modo folle l’Italia.
La ama a tal punto che, dopo aver ricoperto di donazioni il suo Paese, ha deciso di donare una somma incredibile (si dice 1 milione di euro) agli ospedali del bergamasco messi in ginocchio dal Covid-19, consentendo l’ampliamento e il potenziamento di svariati reparti di terapia intensiva.
La ama a tal punto che, dopo aver ricoperto di donazioni il suo Paese, ha deciso di donare una somma incredibile (si dice 1 milione di euro) agli ospedali del bergamasco messi in ginocchio dal Covid-19, consentendo l’ampliamento e il potenziamento di svariati reparti di terapia intensiva.
Un gesto meraviglioso, fatto in silenzio, senza pubblicità, scoperto quasi per caso dall’ASST Bergamo Ovest.
“A me non interessa che si sappia - ha detto Nole - a meno che non possa servire per sensibilizzare altri potenziali donatori ad imitarmi.”
I campioni, quelli veri.
L’Italia ringrazia.
L’Italia ringrazia.
Lorenzo Tosa
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