Una sera d'estate del 1999, appena finiti i bombardamenti
sulla piccola Jugoslavia, passai una sera con Ana, moglie di Boro, cari e
fraterni amici; due giovani con la vita davanti che avrebbe dovuto essere
vissuta.
Ana era disperata, Boro il suo amato compagno di vita, era
uno dei 1300 serbi rapiti nel Kosovo Metohija dai terroristi dell'UCK, ancora
non era tornato e non c'erano notizie sulla sua sorte.
Ana per tutta la sera pianse, pianse disperatamente e mi
chiedeva se sarebbe tornato il suo compagno, il suo grande amore, se, uno di
quei giorni avrebbe rivisto il suo viso, avrebbe riascoltato la sua voce,
risentito la forza dei suoi abbracci.
Io non sapevo cosa dire e dissi solo che dovevamo sperare,
sperare con forza.
L'abbracciai forte, le accarezzai quel viso dolce, bello,
pulito, giovane.
Riuscii con difficoltà a non piangere, ributtai le lacrime
indietro, anche a me stesso dicevo: dobbiamo sperare…
Poi uscii con ancora le lacrime di Ana sulla maglietta,
sulle guance. Era estate ma pioveva quella sera di Luglio a Belgrado; così la
pioggia si mescolò alle lacrime di Ana ed io camminavo e non mi riparavo dalla
pioggia, essa mi stava aiutando…mescolava le lacrime.
Cosa potevo fare: nulla.
Quando tornai, scrissi le righe qui sotto, le scrissi per la
mia amica/sorellina Ana, forse le scrissi per tutte le Ana, sole e ferite dal
dolore. Lei, per anni mi disse che la teneva sempre con sé, addosso, in tasca e
quante notti se la leggeva e le dava forza…
Ma forse non avrei mai dovuto scrivere quelle righe. Forse….
Boro… questa sera sono qui e alzo l'ennesimo bicchiere di
Sljiva (..che aiuta a vivere e affrontare questo mondo…), lo alzo al cielo e
sorrido malinconicamente, pensando a quel nostro ultimo incontro di Marzo a
Belgrado di dieci anni fa….La tua risata fragorosa, i tuoi abbracci forti, le
tue pacche vigorose. Parlavi del tuo grande amore e dicevi: …meno male che
ancora non abbiamo un figlio, così quando torno sarà la prima cosa che faremo
insieme ad Ana, anzi ne faremo due… e ridevi.
Aveva saputo che sarebbe stato richiamato come riservista…e
mi diceva:…non vado in guerra, io sono contro le guerre, vado solo a fare il
mio dovere per il mio paese e il mio popolo…
E abbracciandomi aggiungesti ridendo: brate ( fratello),
anche tu sei un soldato, perché sei qui, "mobilitato" per difendere
la giustizia, e ridevamo…alla stazione
degli autobus di Belgrado…
…Vidimo se kume ( ci vediamo compare) ! Mi dicesti mentre
già ero sul bus e nei tuoi, nei nostri occhi e nel cuore c'era la voglia di
vivere, c'era la consapevolezza però, che occorre anche un senso
di dignità nel vivere…..
…..Ana così bella, pulita, semplice…oggi con i tuoi 35 anni
che sembrano 70. Quel tuo viso così dolce, oggi così sciupato, usurato; quei
tuoi occhi neri così belli e profondi, oggi così gonfi da dieci anni di
pianti…Tra le lacrime, quasi con un sorriso velato di sottofondo, mi hai detto
…sai Enri, almeno ora potrò venire qui e parlargli, sono fortunata…Peccato che
non avevamo fatto un figlio, ora Boro rivivrebbe in lui…
E le nostre lacrime bagnavano quella maledetta lastra di
marmo nera, dove da poche settimane avevi deposto i resti ( poche ossa) del tuo
uomo, che ti avevano consegnato, dopo averli ritrovati sotto un mucchio di
terra, di un anonimo bosco del Kosovo…dopo dieci anni.
Mentre fingevo di sorriderti dolcemente, dolce e forte
sorella mia, il cuore mi sanguinava, la rabbia ribolliva in me con furore…ti ho
abbracciato con forza ma anche lievemente, quasi avessi paura di fare male a
quel corpo, quel viso che erano stati così belli ed ora così consunti,
consumati e come quella sera di dieci anni fa con il tuo Boro…ho solo detto:…
vidimo se sestra ( ci vediamo sorella)…anche se so che forse non ci vedremo
più…solo che quella sera di dieci anni fa si rideva, stavolta lacrimiamo…Ciao
piccola, grande donna dei Balcani e dentro di me pensavo:… Boro con la vita ha
perso anche una donna come te…che maledizione !
…E anche se quel giorno al cimitero, non faceva freddo,
andando via mi sono stretto nel giaccone perché il freddo dell'anima mi era
arrivato alla pelle, mi sono girato ancora una volta per guardarti, forse
l'ultima e con il cemento nei piedi e nel cuore mi sono incamminato…
..e ancora adesso non so verso dove. Avrei voluto girarmi
ancora ma non ci sono riuscito e lacrimando ho pensato:…Buona fortuna Ana, la
vita, forse un giorno, tornerà anche per te, e Boro sorriderà per questo, e come
dice una canzone…un giorno torneremo ancora a cantare, a ridere, a ballare, a
far l'amore…un giorno…forse...
Ora, per te, non c’è più nessuno da aspettare...ora non
resta che ricordare...
…Per me non resta che continuare ogni giorno ad alzare le
vele controvento, tenacemente, caparbiamente, in questi tempi di consumi, di
smemoratezze, di superficialità, di desolidarizzazioni imperversanti, di
individualismi dilaganti ed egoismi assunti a cultura di massa. Dove il
"NOI" è sepolto.
Chissà se il nostro tenace e ostinato impegno di solidarietà
e di lotta per la verità e la giustizia, rivolto a questo popolo serbo
aggredito, umiliato, violentato e oggi annichilito, rivolto in particolare
verso i bambini, speranza e investimento per un nuovo futuro, possa anche
contribuire a far crescere dei piccoli Boro, che in un nuovo tempo rialzeranno
lo sguardo e si risolleveranno in piedi fieri, e riprenderanno il loro destino
e futuro nelle proprie mani…chissà.
Uomini semplici, buoni, "normali", dignitosi come
il mio amico, fratello, kume Boro; un semplice soldato non di carriera, ma del
suo popolo, che avrebbe voluto, come tutta l'umanità semplice e laboriosa,
soltanto vivere, amare, lavorare, ridere, in pace…ma con dignità.
…Fosse stata una storia letteraria, avrei voluto finire
così:
…alla stazione degli autobus di Belgrado, Ana a casa ( diceva sempre che a lei non piaceva uscire
alla sera, perché lei stava bene nella loro casetta) ed io e Boro che ci
beviamo l'ultima Sljiva e tra risate, abbracci e pacche sulle spalle, ci
diciamo…
do viden ja
kume, vidimo se! (
arrivederci compare, ci vediamo).
Ed io sul bus sorridendo li penso abbracciati insieme; tra mille problemi
di vita e difficoltà di tutti i giorni, ma innamorati e quando c'è l'amore
vero, tutti sono più forti, tutti sono più ricchi…tutti siamo più umani…
Ma questa non è una storia americana, non è finita bene; è
una storia vera dei Balcani…
Non ci sono arrivederci, non ci saranno più pacche e
abbracci…restano solo dei resti di un giovane uomo sotto una lastra di marmo
nera; una sorella, splendida donna innamorata ma vedova; immense solitudini
nell'anima; la sljiva e tante lacrime…
perché non ci hanno convinto…ma per ora …ci hanno vinto!
…Ma sii sereno amico, fratello, kume Boro…io sono ancora
al mio/nostro posto …
io sono ancora… "mobilitato" !
Enrico Vigna
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